I comuni che aderiscono mettono in contatto i proprietari di immobili vetusti e spesso in stato di abbandono con chi vuole acquistare a un prezzo simbolico. In cambio, l’acquirente si impegna per contratto a ristrutturare l’immobile entro tempi precisi (di solito entro 12 mesi per presentare il progetto e avviare i lavori nei tempi fissati dal bando). Frequenti anche cauzioni o fideiussioni a garanzia dei lavori e la decadenza dal beneficio se non si rispettano le scadenze.
I comuni che lo fanno davvero oggi
L’elenco cambia nel tempo: alcuni comuni aprono nuovi bandi, altri li chiudono quando esauriscono gli immobili. Oggi puoi verificare rapidamente sui portali ufficiali e sui siti comunali. Un campione reale di località che hanno bandi o progetti attivi tra il 2024 e il 2025 comprende:
Zungoli (Campania) — arrivato al IV bando con avvisi pubblici.
Oyace (Valle d’Aosta) — presente tra i borghi che aderiscono all’iniziativa.
Albugnano (Piemonte) — inserito nelle liste aggiornate.
Cinquefrondi (Calabria) — progetto “case a 1 euro” con vincoli di ristrutturazione e sicurezza.
Cantiano (Marche) — iniziativa per rivitalizzare il centro storico.
Fabbriche di Vergemoli e Montieri (Toscana).
Maenza, Patrica, Santi Cosma e Damiano (Lazio).

I costi nascosti che pochi considerano
Il prezzo simbolico di 1 euro è solo la punta dell’iceberg. Chi sceglie questa strada deve mettere in conto diverse spese obbligatorie:
Notaio e imposte: anche per un immobile simbolico servono atto notarile, volture e tasse catastali. La cifra media varia da 2.000 a 4.000 euro.
Cauzioni e fideiussioni: quasi tutti i bandi richiedono una garanzia (da 2.000 a 5.000 euro) che viene persa se non si rispettano i tempi di ristrutturazione.
Ristrutturazione: qui si apre il capitolo più importante. Case spesso pericolanti richiedono consolidamento strutturale, rifacimento tetto, impianti a norma, allacci idrici ed elettrici. Si parte da 20-30.000 euro per interventi minimi, fino a superare facilmente i 100.000 euro.
Allacci e utenze: molti immobili sono senza allacci. Ripristinarli può costare diverse migliaia di euro.
Tasse locali: IMU e altre imposte comunali possono scattare subito, anche se la casa non è ancora abitabile.
Conviene davvero?
Per alcuni sì, perché oltre al fascino di vivere in un borgo autentico, i costi — se rapportati a una seconda casa in città o in zone turistiche — possono risultare vantaggiosi. Ma è fondamentale valutare:
lo stato dell’immobile (alcuni sono ruderi inaccessibili),
la posizione (centro storico vs. periferia abbandonata),
i tempi di ristrutturazione imposti,
la reale disponibilità economica per affrontare spese impreviste.
La verità dietro il sogno della casa a 1 euro
Le “case a 1 euro” non sono un affare lampo, ma un progetto di rigenerazione urbana che punta a riportare vita nei borghi svuotati. L’euro è solo un simbolo: il vero investimento è il progetto di recupero. Chi parte con l’idea di una spesa minima rischia di rimanere deluso. Chi invece cerca un progetto di vita, di turismo o di investimento a lungo termine, può trovare un’occasione reale per costruire qualcosa di unico.