Il tema delle pensioni resta al centro del dibattito politico ed economico in Italia. Con la Legge di Bilancio 2025 il governo ha ridefinito alcune modalità di uscita anticipata dal lavoro, cercando di bilanciare due esigenze: garantire flessibilità a chi ha molti anni di contributi e proteggere le categorie più fragili, senza però mettere a rischio i conti pubblici. Ma quali sono le nuove regole, chi potrà sfruttarle davvero e chi invece resterà escluso?
Quota 103: il pilastro dell’anticipo
Tra le misure confermate c’è la Quota 103, che consente di andare in pensione con 62 anni di età e almeno 41 anni di contributi maturati entro il 31 dicembre 2025.
Tuttavia, non si tratta di un anticipo immediato: resta infatti la cosiddetta finestra mobile, ovvero un periodo di attesa che varia a seconda del settore: 7 mesi per i lavoratori privati e 9 mesi per i dipendenti pubblici.
Un aspetto da tenere presente è che chi sceglie questa opzione dovrà accettare anche dei limiti sull’importo dell’assegno, che non potrà superare un tetto massimo fino al raggiungimento dell’età per la pensione di vecchiaia.
Pensione anticipata ordinaria
La pensione anticipata ordinaria, introdotta dalla riforma Fornero, rimane invariata e rappresenta un punto fermo per chi ha carriere lavorative molto lunghe.
I requisiti sono:
42 anni e 10 mesi di contributi per gli uomini;
41 anni e 10 mesi di contributi per le donne.
Anche in questo caso è prevista una finestra mobile, che può comportare alcuni mesi di attesa tra il momento in cui si maturano i requisiti e l’effettiva erogazione dell’assegno.
Pensione anticipata contributiva
Per chi rientra nel regime contributivo puro, quindi con contributi versati principalmente dopo il 1995, esiste la pensione anticipata contributiva.
I requisiti principali sono:
almeno 64 anni di età;
almeno 20 anni di contributi effettivi;
un importo dell’assegno non inferiore a tre volte l’assegno sociale (soglia ridotta in caso di donne con figli).
Si tratta di un’opzione più selettiva, perché legata al calcolo contributivo e a parametri economici stringenti.
Ape Sociale
La Ape Sociale resta un canale importante per chi si trova in situazioni di difficoltà. È accessibile con almeno 63 anni e 5 mesi di età e un numero di anni di contributi variabile in base alla categoria.
Le categorie che possono usufruirne sono:
disoccupati senza più accesso a forme di sostegno;
invalidi civili con percentuale pari o superiore al 74%;
caregiver familiari che assistono da almeno sei mesi un coniuge o un parente con handicap grave;
lavoratori impiegati in mansioni gravose.
L’Ape Sociale prevede un importo massimo mensile ed è erogata fino al raggiungimento dell’età per la pensione di vecchiaia.
Opzione Donna
Anche l’Opzione Donna è stata prorogata, ma con criteri più restrittivi rispetto al passato.
Le regole prevedono che le donne possano accedere se hanno maturato entro il 31 dicembre 2024:
almeno 35 anni di contributi;
un’età anagrafica minima di 61 anni, ridotta di un anno per ogni figlio (fino a un massimo di due anni).
La misura è riservata in particolare a caregiver, donne con invalidità pari o superiore al 74%, e lavoratrici disoccupate. Anche qui è prevista una finestra mobile prima della decorrenza.
Chi resta escluso
Non tutti i lavoratori potranno sfruttare queste vie di uscita anticipata. Restano escluse diverse categorie:
chi non ha maturato i requisiti entro le date fissate dalle norme;
chi ha importi pensionistici troppo bassi rispetto alle soglie richieste per l’anticipo contributivo;
donne che non rientrano nei criteri di Opzione Donna;
lavoratori in attività gravose non comprese negli elenchi ufficiali per l’Ape Sociale;
chi ha iniziato a versare contributi dopo il 1995 e non raggiunge le condizioni per la pensione contributiva.
In più, in molti casi, l’anticipo pensionistico è incompatibile con altri redditi da lavoro: se il pensionato svolge attività retribuite, rischia di perdere in parte o del tutto l’assegno fino al raggiungimento dell’età ordinaria.
La sfida del futuro
Il 2025 rappresenta quindi un anno di transizione per il sistema pensionistico italiano. Le nuove regole cercano di offrire opportunità di uscita anticipata senza compromettere la sostenibilità delle finanze pubbliche. Tuttavia, le limitazioni e i paletti lasciano fuori molte categorie, alimentando il dibattito sulla necessità di una riforma più organica.
Chi si avvicina all’età pensionabile deve valutare con attenzione tutte le opzioni, facendo simulazioni e calcoli precisi sull’assegno che riceverà. In molti casi la decisione non riguarda solo quando andare in pensione, ma anche quanto si è disposti a rinunciare pur di smettere di lavorare prima.